Ti porto a Porto

Ogni viaggio è per me un pretesto per provare nuovi vini e, quando possibile, visitare delle cantine. L’ultima occasione che ho avuto è stata andando in Portogallo e, se si pensa a questa nazione e soprattutto alla città di Porto, ecco che per me è stato naturale scoprire qualcosa di più sull’omonimo vino. Per cui ho colto l’opportunità per visitare tre tra i più famosi produttori: Taylor’s, Fonseca e Graham’s.

IL PORTO

 Il mondo del più celebre vino liquoroso è davvero complesso e affascinante. Sicuramente c’è molto di più da sapere di quello che il consumatore medio sa comprando una bottiglia di Porto nella grande distribuzione.

Si passa dai semplici Porto bianchi, rosé o ruby, al porto tawny, che viene affinato in legno con un procedimento ossidativo. Ci sono poi i tawny invecchiati di 10, 20, 30 o 40 anni, per passare agli LBV (Late Bottled Vintage) provenienti da singola annata e che invecchiano 4-6 anni.

La tipologia che mi ha davvero stregato in questo viaggio è però il Porto Vintage, proveniente da un’unica annata giudicata eccezionale dall’Istituto Nacional Do Vino Porto. Vini complessi, con grandissima capacità di invecchiamento, cosa che li rende davvero unici e ovviamente costosi.

Vista di Porto
Cielo grigio da Vila Nova de Gaia

Le cantine si trovano tutte a Vila Nova de Gaia, cittadina separata da Porto solo dal fiume Douro, tanto che può essere considerata quasi come un quartiere di Porto stessa.

La visita all’altra sponda del fiume vale la pena anche solo per il panorama, che offre una magnifica vista sulla città arroccata sulle sponde del grande fiume portoghese.

TAYLOR

Iniziamo da Taylor’s, azienda tra le più antiche, fondata nel 1692, con vini frutto di blend dalle tenute di Vargellas, Terra Feita e Junco. La visita è autonoma, possiamo girare con un’audioguida seguendo il percorso che si snoda fra le botti nella suggestiva cantina. Molte le informazioni disponibili, con pannelli e filmati d’epoca. Si conclude con la tasting room, dove la degustazione base prevede:

  • Chip Dry White Port, una versione secca di porto bianco prodotta principalmente con Malvasia Fina, adatta per un semplice aperitivo composto da olive e mandorle o per essere miscelato con acqua tonica come cocktail.
  • Late Bottled Vintage Port 2017, rosso rubino acceso per questa versione di Porto che affina in legno per circa 20 mesi. Risulta sicuramente più strutturato di un ruby, ma sempre di facile beva.
La cantina di Taylor's
La cantina di Taylor’s

FONSECA

La seconda tappa, a pochi metri da Taylor’s, è un’altra storica azienda: Fonseca

Anche qui la visita è autogestita, con la possibilità di gironzolare autonomamente nella cantina, fino ad arrivare in cima dove si trova la sala degustazioni.

Nel tour base è incluso un assaggio di Bin 27 Reserve Port, la bottiglia più venduta di Fonseca, che, seppur restando nell’ambito dei Porto pronti da bere, offre sorprendenti aromi speziati e di frutta in confettura. Risulta perfetto da abbinare a dolci al cioccolato, quindi scegliamo di accompagnarlo con dei tartufini presenti in menu.

GRAHAM’S

Senza nulla togliere alle altre cantine, di sicuro l’esperienza da Graham’s è stata la più completa. La visita guidata ci ha dato modo di toglierci diversi dubbi sull’intricato mondo del Porto. La cantina è molto ampia e nonostante sia stata recentemente ristrutturata mantiene il grande fascino di una delle più grandi e longeve realtà del Porto.

Le botti di Porto da Graham's
Le botti di Porto da Graham’s
La riserva storica di Porto da Graham's
La riserva storica di Porto da Graham’s

Per approfondire al meglio l’argomento, abbiamo scelto di non accontentarci della degustazione base, ma di puntare su due verticali più complete dei vini top di Graham’s:

La verticale dei tawny:

  • 40 Year Old Tawny Port
  • 30 Year Old Tawny Port
  • Single Harvest Tawny Port 1997

A mio modesto parere, il vero tawny si inizia a vedere almeno dopo 20 anni: la finezza del 30 Year mi ha davvero colpito: miele, frutta secca, note speziate. Tutto davvero ben bilanciato, inclusa la dolcezza. Una questione di gusti ovviamente, c’è chi preferisce anche andare sul 40 Year, con le sue note scure di caffè tostato e uva passa. 

La verticale dei vintage:

  • Vintage Port 2016
  • Vintage Port 2000
  • Vintage Port 1994

Qui è davvero cambiata la mia percezione del Porto: i vintage sono stati una vera scoperta. I soli ad avere un’evoluzione nel corso degli anni, non affinano in legno come le altre tipologie, e sono di una complessità e diversità che li rende davvero unici. A seconda di quando vengono stappati, infatti, possono essere non solo vini da meditazione, ma alcuni possono essere bevuti come accompagnamento a piatti più complessi come fegato, paté o formaggi di varie stagionature.

La verticale di Porto vintage da Graham's
La verticale di Porto vintage da Graham’s

Per dovere di cronaca, bisogna ahimè sottolineare che i vintage si fanno pagare, però spesso ne vale davvero la pena (neanche a dirlo, la ’94 è stata un’esperienza quasi mistica…).

Nota curiosa: per entrambi le verticali, ci hanno consigliato di partire sempre dal vino più “vecchio”, contrariamente a quanto si fa di solito con i vini non dolci: questo perché l’affinamento nel Porto fa sì che i vini diventino molto più delicati ed equilibrati, perdendo l’irruenza della fortificazione che è maggiormente percepibile nei più recenti.

LA VALLE DEL DOURO

Il viaggio alla scoperta del Porto è stato davvero istruttivo, consiglio a tutti di approfondire l’argomento e di non soffermarsi sui semplici (e fatemi dire spesso banali) ruby che si trovano qui da noi nella grande distribuzione. Dopo aver visto le cantine ho infatti aggiunto un altro viaggio alla mia “bucket list”: la valle del Douro con i suoi vigneti lungo le ripide anse del fiume, da cui provengono le uve per il Porto. Guardandola in foto, la valle ricorda il paesaggio della Mosella, anch’esso meravigliosamente ricoperto di filari lungo il corso del fiume.

Michele

www.apiedefranco.com

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