Torniamo a studiare
Dopo un po’ di anni passati ad affinare il palato e fare esperienze di degustazioni, è arrivato il momento di tornare dietro i banchi di scuola. Grazie alla splendida iniziativa pensata e organizzata da Riserva Grande siamo finalmente rientrati in aula per assistere a sette serate tutte incentrate sul vitigno, molto probabilmente, più importante d’Italia: il Nebbiolo.
Sono sicuro che questo master ci riserverà delle belle emozioni, tutte racchiuse nelle bottiglie che andremo a degustare. Per ogni serata, la degustazione sarà rigorosamente alla cieca e in ordine di servizio casuale, in modo tale da non essere condizionati dall’etichetta. Sei bottiglie, sei assaggi, sei emozioni diverse.
Sei assaggi alla cieca di Nebbioli di montagna
La prima sera è dedicata al Nebbiolo di montagna, ossia un approfondimento sulla Valtellina, la Valle D’Aosta e la zona di Carema.
I Territori
La Valtellina
Quando le pendenze delle vigne si fanno più ardue la viticoltura si definisce eroica, come avviene in Valtellina che, di queste tre zone “pre-montane”, è il territorio dove si produce più Nebbiolo dopo il Piemonte. In queste vigne che si arrampicano su crinali le raccolte avvengo quasi esclusivamente a mano, le rese sono molto basse a discapito della quantità di vino prodotto ma a favore della qualità e il terreno, prevalentemente povero, dà il la alla finezza e all’eleganza che caratterizzano questi Nebbioli di montagna.
La Valle D’Aosta
Il Nebbiolo in Valle D’Aosta si coltiva prevalentemente nella zona della bassa valle, al confine con il Piemonte. In questa regione prevalentemente montana troviamo un buon clima per la coltivazione della vite, escursioni termiche importanti, venti secchi e poche precipitazioni che di fatto garantiscono una buona maturazione delle uve. Come in Valtellina anche qui l’opera dell’uomo è a dir poco monumentale, terrazzamenti caratteristici e pendenze importanti attribuiscono anche alla Valle D’Aosta l’appellativo di zona vitivinicola a coltivazione eroica.
Carema
Questa piccola zona al confine tra il Piemonte e la Valle D’Aosta è da poco tornata alla ribalta dal punto di vista vitivinicolo grazie a giovani produttori che con passione e tanto lavoro cercano di promuovere la loro terra ottenendo degli ottimi risultati, anche se ancora, purtroppo, poco conosciuti ai più. La caratteristica tipica della viticoltura a Carema è il pilone di cemento che sta a sostegno degli impianti delle vigne. Questi piloni hanno una doppia funzione: di supporto, appunto, e di termoregolazione, assorbendo il calore durante il giorno e rilasciandolo nelle fredde notti tipiche di queste latitudini.
Degustiamo
Carema DOC 2017, Chiussuma Vini
La nostra degustazione inizia proprio in questo piccolo comune in provincia di Torino. Il Carema DOC 2017 di Chiussuma Vini ci è sembrato subito molto elegante al naso con in risalto un’intrigante speziatura e una nota di incenso di sottofondo; all’assaggio freschezza e mineralità sicuramente in primo piano, tannino presente e persistenza in bocca notevole. Anche al gusto la parola giusta per descrivere questo vino è “eleganza” nonostante sia ancora giovane.
Valtellina Superiore San Martino Riserva DOCG 2012 Giorgio Gianatti
Il secondo vino, il Valtellina Superiore San Martino Riserva DOCG 2012 di Giorgio Gianatti, è senza dubbio molto più maschile del primo. Al naso molte note di fiori blu, accompagnate da sentori di liquirizia, spezie dolci, piacevolissimi sentori di tabacco dolce. Ci ha colpito l’ampiezza del naso in piena corrispondenza con la bocca, elegante, complessa fresca e minerale. Personalmente ho ritenuto il Valtellina Superiore di Giorgio Gianatti il vino della serata.
Rosso di Valtellina DOC 2016 Arpepe
Con il terzo vino rimaniamo in Valtellina. Questa volta la sensazione immediata che ci ha dato il Rosso di Valtellina DOC 2016 di Arpepe è ben rappresentata della parola delicatezza. Naso molto pulito con prevalenza di sentori di violetta e fragolina di bosco, in bocca ben equilibrate la freschezza e il tannino, corrispondenza gusto olfattiva apprezzabile. In sintesi, potremmo definire questa bottiglia come il classico Nebbiolo con sfaccettature femminili.
Carema DOC Riserva 2015 Cantina dei Produttori Nebbiolo di Carema
Il quarto vino è il Carema DOC Riserva 2015 della Cantina dei Produttori Nebbiolo di Carema. Un vino che sprigiona sentori tendenti all’affumicatura, naso tipico di cenere di camino e incenso, un naso come si suol dire scuro, maschile. In bocca si nota una bella freschezza, una buona complessità e una notevole persistenza. Il Nebbiolo declinato in maniera perfettamente classica e pulita, il vino perfetto per chi vuole capire veramente questo vitigno.
Riserva Elisa di Marco Triacca – Valgella Valtellina Superiore DOCG 2013
Il quinto vino è il Riserva Elisa di Marco Triacca, un Valtellina Superiore DOCG 2013 sottozona Valgella, Nebbiolo 100%, affinato 36 mesi in botte grande, con un appassimento delle uve in vigna e successivamente nei solai, che si percepisce già al naso, dove prevalgono le note di confettura di frutta, rosa canina e liquirizia, e che ritroviamo poi in bocca, con la malolattica svolta che regala una bella acidità accompagnata da morbidezza e rotondità, per un vino profondo ed elegante.
Georgos di Piantagrossa – Donnas Valle d’Aosta DOC 2017
Affinato per 24 mesi in botti di rovere austriache, l’ultimo vino della batteria è il Georgos 2017, un Donnas Valle d’Aosta DOC di Piantagrossa. Ancora un Nebbiolo 100%, ma questa volta siamo in Valle d’Aosta, nella zona di Donnas, dove il vitigno prende il nome di Picotendro. Ci colpisce subito alla vista per un vivace color rubino legato alla giovinezza, con al naso una forte nota di tostatura di caffè, accompagnata dai sentori tipici floreali di rosa canina e fiori blu. E ancora tabacco scuro, caramello, un naso complesso ed elegante, con sentori che si ritrovano perfettamente all’assaggio. Una bottiglia eccezionale, degna conclusione di una serata altrettanto fantastica.
Grazie agli eroi
Si conclude cosí la prima serata del master. Un inizio con i fuochi d’artificio, vini veramente d’eccellenza, purtroppo ancora poco conosciuti al grande pubblico e che difficilmente si trovano sul mercato. Non ci resta che ringraziare questi grandi eroi del Nebbiolo, che molto spesso lavorano piú per passione che per guadagno, visti i grandi sforzi (economici e non) necessari a strappare alla montagna il terreno per coltivare le vigne.