Un sabato di fine novembre, il Lazio (per ora) ancora zona gialla, noi appassionati di vino siamo in forte astinenza da degustazioni. In questo scenario niente di meglio di un evento come Wine & Brunch con un focus sull’Emilia-Romagna ed in particolare sui i vini di Noelia Ricci.
L’evento, un pranzo regionale con relativi vini abbinati, è organizzato da Saula Giusto di Roma Wine Experience, che non possiamo che ringraziare per aver resistito in questi momenti difficili ed aver continuato ad organizzare eventi per gli appassionati di vino. La location è quella intima de Il Bacaro, storico ristorante del centro di Roma tra il Pantheon e Piazza Navona.
Noelia Ricci e il Sangiovese di Predappio
L’azienda Noelia Ricci prende il nome dalla nonna di Marco Cirese, imprenditore romano di ascendenze romagnole che nel 2010 ha ripreso e ristrutturato la storica attività di famiglia per intraprendere un percorso di recupero e ammodernamento.
Con la ripresa dei vitigni autoctoni della zona, cercando di sfruttarne appieno il potenziale, e con la conversione a biologico nel 2018, Marco ha l’obiettivo dichiarato di voler produrre vini “moderni” nel rispetto della tradizione. Badate bene, non è un controsenso, tutt’altro: come ci ricorda lui durante la nostra chiacchierata a Il Bacaro, il Sangiovese di Romagna è stato spesso in passato o coltivato ai fini di una produzione di quantità più che di qualità, oppure “vittima” di una sorta di complesso di inferiorità rispetto al cugino toscano che portava i produttori a seguire la moda dei lunghi affinamenti in legno, che finivano poi per stravolgere la naturale predisposizione di questo vitigno.
I vini di Noelia Ricci puntano quindi a rispettare il Sangiovese, restituendogli un’identità da ricercare sia nel vitigno che nella sottozona specifica di Predappio, ricca di storia enologica di qualità ma in passato piuttosto trascurata per seguire le logiche di mercato.
Il Trebbiano Bro’
Iniziamo il nostro pranzo degustazione con un calice di Bro’ 2019, un Bianco Forlì IGT composto al 100% da Trebbiano che affina per 4 mesi in acciaio e poi per almeno altri 2 in bottiglia. Piacevolmente fresco, dal naso intrigante, agrumato e vegetale. Ancora frutta matura e fiori gialli. In bocca è verticale, citrino e sapido, nonostante abbia una buona morbidezza e rotondità complessiva. Molto beverino, un bicchiere tira l’altro sia da solo che con un bell’antipasto o un primo. Il finale ammandorlato lo rende perfetto anche con qualche abbinamento azzardato.
In questo caso accompagna una squisita mousse di mortadella con crostini. La morbidezza bilancia la sapidità del piatto, con la struttura e freschezza del Trebbiano che tengono testa alla grassezza del piatto.
Vale la pena parlare anche del retro-etichetta, il disegno di una balena. Un richiamo al fossile trovato nella zona che fa ben comprendere la composizione geologica marina del territorio di queste vigne rivolte verso il mar Adriatico.
Il Sangiovese 2019 e 2018
Il Sangiovese 2019 ha già in etichetta il manifesto delle sue intenzioni. In primis per il disegno sul retro, una vespa, insetto sempre presente in vigna, che allude a come questo vino debba colpire il consumatore e riesca a dare un’identità immediata al marchio di Noelia Ricci. In secondo luogo, per il nome, all’apparenza semplice, che racchiude in realtà molto: questo è un Sangiovese di Romagna espressione del vitigno e del territorio. Niente di aggiunto e niente di tolto.
Questo Romagna DOC Sangiovese Predappio affina 6 mesi in acciaio e 8 in bottiglia. In bocca il vino è pungente, nel senso buono del termine, una freschezza e bevibilità immediata, proprio come dovrebbe essere il Sangiovese grosso di Romagna e come vuole l’azienda. I sentori floreali si alternano alle spezie.
In bocca la freschezza ritorna, con un’acidità che si avverte immediatamente ed invita ad un nuovo assaggio. Il tannino è poco invadente, altro elemento che lo rende di facilissima beva.
La 2019 è stata un’annata un po’ pazza, piovosa in primavera, poi estremamente calda con acquazzoni in estate. A questo punto abbiamo la fortuna di assaggiare anche la 2018, annata più classica dal punto di vista climatico, in una sorta di mini-verticale improvvisata. Ci rendiamo conto subito della vera anima di questo vino: la 2019 che abbiamo assaggiato è stata infatti imbottigliata da poco ed è ancora molto giovane. Avrebbe bisogno di qualche altro mese per superare lo stress e stabilizzarsi un po’ di più per esprimere a pieno il suo potenziale.
Nella 2018 i sentori sono nettamente più evoluti, raffinati, i profumi si sprigionano in maniera più vivida. L’immediatezza non viene comunque sacrificata ma è più chiaro il potenziale di questa bottiglia elegante e seducente nella sua semplicità.
Abbinamento del giorno: tortellini in brodo. Sempre difficile accostare un vino al brodo caldo, ma la freschezza e immediatezza del Sangiovese ben si accompagnano al ripieno dei tortellini. Si accompagna bene anche all’altro primo servito in questa giornata, la classica lasagna.
Godenza
Il Godenza 2019 è sempre un Romagna DOC Sangiovese Predappio che esce con un anno di ritardo rispetto al Sangiovese precedentemente descritto per via della macerazione di 50 giorni e dell’affinamento più lungo (8 mesi in acciaio e 12 in bottiglia). Proviene dal cru situato più in altura dell’azienda, ritenuta la parcella maggiormente vocata per questo vino in seguito al grande lavoro di zonazione di Cirese.
Il colore è rosso rubino non molto concentrato, come diceva il nonno di Marco infatti bisogna poter vedere attraverso il vero Sangiovese romagnolo. I profumi sono maggiormente concentrati, abbiamo ciliegie croccanti, frutta di bosco, note speziate di alloro e ginepro.
All’assaggio rimane sempre un vino piacevole, ma la complessità aumenta, una bocca saporita e più scura del primo vino, senza dimenticare la freschezza tipica degli altri vini di Noelia Ricci. Pulizia ed eleganza gli aggettivi che vengono subito in mente per descriverlo.
Sale anche il livello di complessità dell’abbinamento quindi: stracotto all’emiliana. Nonostante un tannino sempre delicato e setoso, la struttura del vino riesce a tenere il piatto per le redini, accompagnando bene la spaziatura e la succulenza della carne.
Anche qui è curioso il retro-etichetta, con una scimmia che simboleggia in maniera darwiniana il ritorno alle origini al centro del percorso voluto da Marco.
La strada del Sangiovese di Romagna
Ci sono sempre più segnali che alcuni produttori come Noelia Ricci stanno imboccando la strada giusta per portare il Sangiovese di Romagna a costruire una propria identità, un vino che si deve affrancare dalla nomea di “vinello da tavola” e che merita tutt’altra posizione nelle gerarchie enogastronomiche italiane.
Ringraziamo quindi ancora Marco Cirese per i suoi fantastici vini, Il Bacaro e Saula Giusto per aver organizzato questo piccolo grande evento, in un momento in cui ce n’è davvero bisogno!
Michele