I Vini della Sicilia Nord-Occidentale di Alessandro di Camporeale

Ci troviamo in Sicilia, nella zona centro-nord del triangolo Palermo-Marsala-Agrigento. Andiamo a visitare la cantina Alessandro di Camporeale situata, neanche a dirlo, nel comune di Camporeale (Palermo). Una visita che attendevamo da tempo, dopo aver conosciuto in altre occasioni uno dei tre cugini della famiglia Alessandro che gestiscono l’azienda, l’enologo Benedetto. Gli altri due sono il responsabile del marketing Benedetto (anche lui, dal nome del nonno) e Anna, che ci accoglie per la nostra visita.

Alessandro di Camporeale

La cantina di Alessandro di Camporeale
La cantina di Alessandro di Camporeale

Nata come azienda agricola nei primi del ‘900, l’azienda si concentra sul vino solo alla morte di nonno Benedetto, quando i tre fratelli Alessandro riqualificano le vigne e iniziano a pensare in grande. Il primo vigneto piantato è il Syrah, la cantina viene costruita nel ’99 e la prima vendemmia viene effettuata nel 2000. 

Siamo tra i 400 e i 600 metri sul livello del mare, in una zona che sta scoprendo una grande rinascita del mondo del vino, con circa 20 aziende nei pressi di Camporeale. La particolare posizione sopraelevata e l’uguale distanza dal mare in tre punti rende questa zona particolarmente ventilata, mitigando così la forza del sole e riducendo i rischi di ristagni e marciumi in vigna.

Con la cantina situata nei pressi della vigna di Mandranova (da mannara nova in siciliano, un antico e importante feudo locale), l’azienda possiede 40 ettari coltivati in regime biologico, più un uliveto con varietà Biancolilla e Nocellara del Belìce che produce un ottimo olio. Bellissimo il panorama dalla cantina: di fronte la collina del Confessionario con vigne e uliveti, mentre in lontananza si vede la rocca Busambra nella riserva naturale del Bosco della Ficuzza.

A destra la collina del Confessionario con vigne e uliveti, a sinistra la rocca di Busambra
A destra la collina del Confessionario con vigne e uliveti, a sinistra la rocca di Busambra

La scelta di fare bianchi longevi

La bottaia di Alessandro di Camporeale
La bottaia di Alessandro di Camporeale

La vendemmia è alle porte, c’è fermento in cantina. Anna ci racconta che nel 2000 iniziarono con 14.000 bottiglie di Syrah, oggi si è arrivati alle 270.000 unità per tutta la gamma. Da quando sono stati introdotti i bianchi, la scelta dell’azienda è chiara: vini longevi e con possibilità di evoluzione. Non è più tempo per la moda dei vini bianchi siciliani a scadenza di uno o due anni. L’importante è saper lavorare l’uva, evitando scambio di ossigeno durante le fasi cruciali della pressatura e fermentazione. La scelta è di puntare sul Catarratto, il vitigno più rappresentativo del territorio e con grande potenziale di espressione.

La Sicilia DOC

Notiamo che le etichette riportano tutte la dicitura Sicilia DOC e Anna ci spiega il motivo. La denominazione di zona sarebbe l’Alcamo, ma la scarsa valorizzazione del marchio sarebbe controproducente per l’azienda. L’Alcamo è infatti la DOC con il prezzo medio per bottiglia più basso in Italia. Errori di marketing del passato a cui si sta cercando difficoltosamente di porre rimedio. 

La visita e la degustazione

Passeggiamo tra i filari sotto il sole cocente di un agosto siciliano, rientriamo poi al fresco della cantina e della bottaia per continuare la nostra chiacchierata. Il giorno scelto per la visita è fortunato, riusciamo anche ad assistere all’imbottigliamento del Metodo Classico di Alessandro di Camporeale.

Nel video a lato potete seguire il processo dalla pulizia della bottiglia alla sua chiusura con il tappo a corona.

Ci spostiamo in sala degustazione e iniziamo ad assaggiare i vini, accompagnati da taglieri, olio dell’azienda e specialità locali.

L’imbottigliamento del Metodo Classico di Alessandro di Camporeale.

Metodo Classico Millesimato 2016

Ottenuto da Catarratto Extra Lucido dalla parte bassa della collina del Confessionario, questo Metodo Classico affina per 36 mesi sui lieviti. Per scelta sempre millesimato (cioè con uve provenienti dalla vendemmia dello stesso anno), abbiamo il piacere di assaggiare la prima annata prodotta, la 2016, con sboccatura nel febbraio 2020. Uno spumante che non punta affatto sui sentori di frutta, ma che ha come punti di forza l’acidità e la speziatura (noce moscata, pepe bianco).

Grillo Vigna di Mandranova 2019

Il Grillo 2019 e il Kaid Sauvignon 2019 di Alessandro di Monreale
Il Grillo 2019 e il Kaid Sauvignon 2019 di Alessandro di Camporeale

Questa etichetta, frutto di uno dei cru dell’azienda si discosta dai classici Grillo siciliani. Proveniente da terreno collinare, ed essendo il biotipo A di questo vitigno, insiste maggiormente su note floreali di sambuco e fiori bianchi. Passano invece in secondo piano i sentori tropicali tipici del biotipo B e del Grillo coltivato in zone pianeggianti. Si trovano ancora note di pompelmo con un finale sapido e grande equilibrio. Forti le somiglianze con il Sauvignon, con note di foglia di pomodoro e glicine.

Kaid Sauvignon 2019

Non viene menzionata la vigna, ma il Kaid Sauvignon 2019 è come se venisse da un cru, dato che è prodotto con le uve di una sola parcella. Caratterizzato dai classici sentori vegetali e floreali, manca di quella nota forte di pipì di gatto (perdonate la schiettezza) spesso troppo forte in questo tipo di vino. Acidità e struttura lo rendono un bianco da tutto pasto.

Una panoramica della degustazione dei vini di Alessandro di Camporeale
Una panoramica della degustazione dei vini di Alessandro di Camporeale

Catarratto Vigna di Mandranova 2018

Per quanto ci riguarda il Catarratto Vigna di Mandranova 2018 è il pezzo forte dell’azienda. Grande freschezza ed eleganza, è un vino che ha tutto per piacere: frutta, fiori, spezie e mineralità. La sua spiccata acidità lo rende poi un vino longevo e con interessanti possibilità di evoluzioni. 

In altre occasioni abbiamo avuto modo di assaggiare la 2017 e possiamo confermare che con solo un anno in più di affinamento questo Catarratto prende la strada del Riesling e degli altri grandi vini bianchi invecchiati, aggiungendo al suo repertorio profumi terziari intriganti come idrocarburi e gomma pane.

Kaid Syrah 2017

Il Kaid Syrah fu la prima etichetta prodotta dall’azienda, con le vigne impiantate nel 1989 e ormai perfettamente adattate al territorio. Il nome è di chiara origine araba, il Kaid infatti era il capo civile e religioso del villaggio. Un riferimento alla città di Camporeale, il cui insediamento originario risale all’epoca romana ma che si sviluppò fortemente durante la dominazione araba.

Proveniente da Syrah di tre vigne, affina per un anno in tonneaux prima di essere imbottigliato. Il suo segno caratteristico sono le spezie: pepe, chiodi di garofano, liquirizia.

MNRL 2016

Altro cru dell’azienda, il MNRL 2016 deve il suo strano nome alla parola Monreale senza le vocali. Questo perché l’azienda è sul punto di entrare nella DOC Monreale con questa etichetta, grazie anche agli sforzi del consorzio che da due anni sta facendo molto per rivalutare il brand. Basti pensare che dai 14 vitigni ammessi in questa DOC si sta passando a solo quattro: Catarratto e Inzolia per il bianco, Perricone e Syrah per il rosso.

In questa etichetta 100% Syrah, le prorompenti spezie del Kaid sono nettamente attenuate, facendo spazio a una grande eleganza e mineralità. Si avvertono chiaramente note più scure, di china. Ideale per abbinamenti importanti come brasati e bruciuluni (falsomagro alla siciliana).

Un grappolo di Syrah a Mandranova
Un grappolo di Syrah a Mandranova

Kaid Vendemmia Tardiva 2019

Da una selezione delle vigne di Syrah, questa vendemmia tardiva è una vera chicca per gli appassionati di vini dolci. Arrivati al giusto grado di maturazione, i grappoli vengono pinzati all’altezza del peduncolo e rimangono in pianta ad appassire per un mese. Una volta vendemmiato e pressato le uve, si ferma la fermentazione dopo sette giorni per mantenere il desiderato residuo zuccherino e bilanciare il grado alcolico. Effettua almeno un mese di affinamento in legno prima di essere imbottigliato. L’annata che degustiamo, la 2019, ci dice Anna essere piuttosto atipica, il colore è più scarico e il vino meno viscoso, ma forse per questo molto beverino per essere una vendemmia tardiva.

Abbinamento ideale sia con dolci che con un pecorino semistagionato.

Una speranza per il futuro

Salutiamo Anna e ci auguriamo che la sua passione e quella dei suoi cugini possano aiutare l’intero movimento vitivinicolo della zona ad affrancarsi dalle dinamiche di produzione quantitativa più che qualitativa, che hanno così scarsamente valorizzato un territorio ricco di interesse.

Michele

www.apiedefranco.com 

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