Stappare una bottiglia di Champagne è sempre un’emozione per me, soprattutto quando si tratta di produttori a cui si è particolarmente legati. È così nel caso del La Pelle, una grande bottiglia dall’etichetta dorata di Roger Brun.
Lo Champagne di Roger Brun
Sono stato in visita in azienda un paio d’anni fa durante un tour di cantine in Champagne. Accolti al Logis des Pressureurs in maniera eccezionalmente amichevole dal mitico Philippe Brun e da sua moglie, siamo stati rapiti ancora di più da questi fantastici vini e dal conoscere di persona il fautore di cotanta bontà. Difficile scegliere il nostro Champagne preferito di Brun, troppo diversi e intriganti nella loro varietà: dal classico alla Grand Réserve, dal rosé Romance a quello macerato sulle bucce di nome 4 Nuits, dal Cuvée des Sires al La Pelle.
Tutti valgono la pena di essere assaggiati, anche se oggi ci focalizziamo su uno dei miei preferiti, che tenevo custodito gelosamente in cantina da allora.
Lo Champagne Grand Cru di Aÿ
Il La Pelle è uno degli Champagne di punta di Philippe, prodotto solo nelle buone annate dall’omonima vigna “La Pelle” situata nel comune di Aÿ.
Questo piccolo comune abitato da meno di 6.000 persone è appunto uno dei 17 che si possono fregiare dell’appellativo di Grand Cru, riservato alle migliori etichette del vino più amato e famoso del mondo. Si trova nella zona denominata Vallée de la Marne (nota per il Pinot Meunier) ed è posizionata al confine con la Côte de Blancs (vocata per lo Chardonnay) e la Montagne de Reims (Pinot Noir), le altre due principali zone vitivinicole della regione.
Gli Champagne di Aÿ riescono quindi a combinare le migliori caratteristiche delle tre zone, potendosi avvalere di fattori pedoclimatici ideali.
La Pelle 2013
Il La PelleGrand Cru Millésime 2013 Extra Brut è un blanc de noirs composto al 100% da Pinot Noir, proveniente dalla stessa annata (millesimato appunto). Grande selezione dell’uva in vigna e vinificato in botti di rovere senza svolgere la malolattica, affina per 4 anni sui lieviti.
Dal colore brillante e perlage quasi ipnotico, al naso è un trionfo di profumi: sentori di panificazione, brioche, frutta dolce, miele, mela cotogna, qualche nota più scura, quasi fungina, un lieve profumo di cipria. Se lo si lascia scaldare un po’ nel bicchiere, il vino cambia ancora, regalando altre mille sfaccettature olfattive del Pinot Nero della Champagne. Al palato è fresco, cremoso in bocca ma di grande struttura, l’acidità è tanta, ma perfettamente bilanciata dalla morbidezza, nonostante sia un Extra Brut. Grande equilibrio e soprattutto grandissima persistenza. Uno Champagne eccezionale, di considerevole pulizia ed eleganza, nonostante non sia affatto esile.
Abbinamenti classici e non
Come detto, questo non è uno “Champagnino” da aperitivo, abbiamo bisogno di sostanza. Il retro-etichetta consiglia l’abbinamento con formaggi e tartufi, sottolineando ironicamente che non è una bottiglia “da stappare per un primo rendez vous”. Serve un’occasione importante insomma, o almeno la giusta attenzione nell’accostamento al piatto.
Voglio quindi azzardare qualcosa di più complesso e preparo del coniglio in agrodolce cotto a bassissima temperatura per 4 ore con cipolline borettane e giardiniera, poi frullate per ottenere una salsa. Con il fegato, burro e cipolle preparo poi un bel paté, aromatizzandolo con alloro e ginepro. La struttura e l’acidità del La Pelle riescono a tenere perfettamente la succulenza del coniglio, con il Pinot Nero adattissimo al gusto agrodolce. Perfetto anche l’abbinamento con il paté, probabilmente lo Champagne avrà riconosciuto un piatto tipico di “casa”.
Michele