Nel mondo del vino ci sono tante mode, si sa. Negli ultimi anni, per esempio, tantissimi produttori stanno (ri)scoprendo l’utilizzo delle anfore per affinare il vino.
I capasuni
C’è però chi non deve seguire la moda, ma solo mantenere le tradizioni di una volta. In particolare, in alcune zone della Puglia, dove il vino di solito veniva conservato nei capasuni (espressione dialettale per “molto capaci”), dei bellissimi recipienti di creta smaltata gialla simili alle giare. Al giorno d’oggi si vedono spesso come decorazione in qualche giardino o ristorante, ma c’è chi li usa ancora per conservare il vino. Siamo andati a visitare l’azienda vitivinicola Antica Masseria Jorche a Torricella, in provincia di Taranto.
L’Antica Masseria Jorche
L’azienda è giovane, fondata nel 2012 dalle sorelle Dalila ed Emanuela Gianfreda partendo da una cantina secolare arrivata fino al padre Antonio. Un’impresa al femminile quindi, ci teniamo a dirlo, affiliata all’Associazione Nazionale Le Donne Del Vino. 40 ettari vitati a pochi chilometri da Manduria che fruttano circa 130.000 bottiglie l’anno, baciati dal sole della Puglia e, per alcune parcelle, rinfrescati dal vento del mare. I vitigni coltivati sono quelli autoctoni: Bianco d’Alessano e Fiano Minutolo (da non confondere con quello di Avellino) per i bianchi e Negramaro e Primitivo per i rossi. Quest’ultimo è ovviamente il fiore all’occhiello dell’azienda, con vigneti che arrivano anche ad 80 anni e declinato in IGP, DOP, DOP Riserva e nella DOCG Primitivo di Manduria Dolce Naturale.
Bollicine salentine
Appena arrivati incontriamo Rita Peluso, che ci accoglie con delle friselle tipiche pugliesi e soprattutto con un calice di Spumante Brut millesimato 2012, composto da Fiano e Bianco d’Alessano. Parliamo di un metodo classico che affina 3 mesi in barrique prima della presa di spuma in bottiglia e rimane poi sulle fecce per ben 72 mesi (seguiteci per i dettagli dei nostri assaggi).
Uno sguardo ai vigneti, ed entriamo nella luminosa cantina con i serbatoi in acciaio. Ma il clou della visita è la bottaia ovviamente, dove ci attendono barriques, botti medio-piccole e proprio i capasuni, prodotti nella zona di Grottaglie e ancora oggi sigillati con calce e paglia. Rita ci spiega come vengano usati per affinare una parte del Primitivo Riserva, che verrà poi assemblata con quella passata in acciaio e in barrique.
Il vero divertimento inizia ora: assaggiamo direttamente dalle botti il 2017 sia del Primitivo Riserva che del Negramaro (l’annata attualmente in commercio per entrambi è la 2016): profumi già intriganti, vini che devono solo attendere qualche altro mese per stabilizzare il gusto e prepararsi allo stress dell’imbottigliamento. Ma è davvero un privilegio poterli assaggiare in questo stadio per capirne veramente l’evoluzione.
La degustazione
E allora risaliamo dal fresco della cantina per la degustazione degli stessi vini ma dell’annata precedente, curiosi di poter fare il confronto e seguirne i progressi. Si inizia subito da un grosso calibro, il Primitivo di Manduria DOP Riserva 2016: in parte affinato in barrique, in parte nei capasuni, una morbidezza estremamente piacevole, data dal residuo zuccherino di 10g/l, senza mai diventare noiosa o pesante.
Si passa poi alla DOCG del Primitivo di Manduria Dolce Naturale 2018, una vera rarità ormai, prodotto da vigne ad alberello vecchie di 80 anni, con una resa estremamente bassa ma eccellente di circa 25 quintali per ettaro. Colore rubino, dolcezza data dai 60g/l di residuo zuccherino perfettamente bilanciata dall’acidità. A questo punto Rita ci sfida nell’abbinamento: meglio accompagnato da un pecorino fresco locale o da biscotti di pasta di mandorle? Per non sbagliare, proviamo entrambe le opzioni e confermiamo la versatilità di questo vino come accompagnamento ideale per dolci o da meditazione con formaggi stagionati ed erborinati.
Per finire un assaggio al Caleido, Negramaro IGP del Salento 2018, che ci da l’opportunità di verificare la personalità del Negramaro in questa zona, una volta compiuto il suo ciclo di affinamento.
Opzioni di visita
Sul sito web dell’azienda trovate sia lo shop online, che la pagina con le diverse opzioni per le visite: dalla semplice degustazione al pernotto in masseria con cena nel ristorante semi-ipogeo ricavato da un antico frantoio.
Michele