Dopo averlo sognato per anni, riusciamo finalmente a organizzare un giro sulle cantine dell’Etna, in Sicilia. Iniziamo dal versante nord, quello maggiormente vocato per la produzione di vino rosso, dato che qui il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio (che concorrono per la DOC Etna) riescono ad esprimersi al massimo del loro potenziale. Qui si parla di viticoltura di montagna su terreni vulcanici, negli ultimi 20-30 anni oggetto di una grande riscoperta ma incredibilmente snobbata in precedenza.
Parlando di Etna Rosso, non possiamo che andare a visitare l’Azienda Girolamo Russo, situata a Passopisciaro in provincia di Catania.
L’Azienda Girolamo Russo
L’azienda ha una storia affascinante, che ha seguito le mutevoli vicissitudini del settore vitivinicolo dell’Etna. La cantina apparteneva negli anni ’30 ad alcuni commercianti di vino di Riposto, che all’epoca era il principale porto della zona da cui salpavano le navi cariche di botti, dirette all’Italia peninsulare. In quegli anni, infatti, il prodotto della vendemmia sull’Etna veniva venduto principalmente al nord Italia per essere usato come vino da taglio. Dalla cantina di Passopisciaro le botti venivano facilmente caricate sulla littorina della ferrovia circumetnea, i cui binari costeggiano ancora oggi il cortile dell’azienda.
Nel 2005 l’azienda, già di proprietà dei Russo, viene rinnovata e l’anno successivo esce la prima bottiglia. Attualmente dispone di quasi 20 ettari vitati tra Passopisciaro e Randazzo, produce 7 etichette ed effettua una lavorazione in biologico dell’uva, che viene raccolta da vigne che possono arrivare anche a 70-100 anni d’età.
La visita
Ci accoglie a Passopisciaro Dante, da una vita al fianco di Giuseppe Russo, l’attuale proprietario e figlio di Girolamo. Visitiamo la cantina, tra le storiche cisterne in cemento interrate e la bottaia, e iniziamo a chiacchierare della storia dell’azienda e dei vini.
Per la degustazione ci spostiamo alla contrada Feudo, dove si trova il bellissimo casale ritratto sulle etichette stilizzate delle bottiglie.
Quattro i vini degustati, di seguito una breve descrizione dei nostri assaggi.
Etna rosato 2019
Nerello Mascalese al 100% per l’Etna Rosato 2019, ottenuto vendemmiando i grappoli rimasti un po’ indietro nella maturazione, di solito verso fine settembre. La particolarità di questo vino è che il suo bel color rosa cipria o buccia di cipolla lo ottiene solo grazie alla pressa verticale in cui il grappolo intero viene messo: non c’è quindi alcuna macerazione successiva sulle bucce. 6 mesi in acciaio e 12,5% gradi alcolici.
Un naso estremamente fresco, balsamico, si possono riconoscere sentori di gelso, melagrana e fragolina di bosco. In bocca prosegue la sensazione di freschezza data
‘A Rina 2017
Nato con l’idea di essere un Etna Rosso DOC di impostazione classica, ‘a Rina 2017 è un assemblaggio di circa 90% di Nerello Mascalese e 10% di Nerello Cappuccio coltivati su cenere e sabbia vulcanica. Il nome è infatti la parola siciliana per rena, sabbia. Due settimane a contatto con le bucce per poi affinare per 14 mesi in tre masse divise tra cemento, botte grande e barrique usate.
Sentori di frutti rossi, rosa canina, tabacco, note balsamiche e un filo di pellame. Non dimentichiamoci che l’annata 2017 è stata calda e asciutta in questa zona. In bocca il tannino è presente e piacevole, i sentori minerali ne rendono facile la beva.
Da abbinare a un piatto di pasta al ragù, magari di selvaggina.
Feudo 2017
Il Feudo 2017, un Etna Rosso DOC di Nerello Mascalese in purezza, è il primo cru dell’azienda e prende il nome dall’omonima contrada. 20 giorni a contatto con le bucce e maturazione in parte in barrique, in parte in botte grande per 18 mesi.
Profumi molto concentrati, la frutta inizia ad essere calda, in confettura. Note di cipria, di erbe aromatiche. All’assaggio si percepisce l’esuberanza quasi opulenta di questo cru. Piacevolissimo da bere grazie alla sua acidità nonostante sia ancora giovane.
Perfetto con una zuppa di funghi, prodotto che si trova in abbondanza sulle pendici del vulcano: dai porcini al fungo di ferla (Pleurotus eryngii, noto altrove anche come cardoncello).
San Lorenzo 2017
Cambiamo contrada e cru per questo San Lorenzo 2017, Etna Rosso DOC 100% Nerello Mascalese che viene sottoposto alla stessa lavorazione del Feudo. Cambia però l’altitudine (800 mslm) e l’esposizione dei vigneti, in questo caso rivolti a nord. E con loro cambia anche il prodotto finale ovviamente: è proprio questo il fascino del vino d’altronde.
Se il Feudo può rappresentare la parte muscolare dell’Etna, il San Lorenzo è la versione elegante del Nerello Mascalese del vulcano. Un naso affascinante, floreale, balsamico: dai frutti rossi alla ginestra, dalla cenere vulcanica al tabacco.
In bocca il tannino è setoso, perfetta corrispondenza gusto-olfattiva, la struttura è complessa e altrettanto lo è la persistenza. Fresco e minerale: l’espressione vera dei vini rossi dell’Etna nord.
Un vino così buono si accompagna facilmente a tutto, ma per restare in zona consigliamo di abbinarlo a una grigliata di suino nero dei Nebrodi.
Salutiamo l’Etna del nord
Stregati dal Nerello Mascalese del nord Etna, declinato in maniera eccellente dall’azienda Girolamo Russo in rosé e in diverse sfumature di rosso, salutiamo Dante e la contrada Feudo per scendere verso la zona sud del vulcano, pronti per scoprire le realtà degli altri versanti.
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Michele
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