Il Lazio è una regione che negli ultimi anni sta assumendo sempre più campo in ambito vitivinicolo, con zone ad alta vocazione come quella dei Castelli Romani, dove troviamo, tra le altre denominazioni, la DOCG Frascati Superiore, quella del Cesanese (diviso tra Piglio, Affile e Olevano Romano) e quella dell’Orvieto, con la relativa DOC in coabitazione con l’Umbria. Ma ci sono anche altre zone, magari meno conosciute, che attirano gli appassionati del settore, grazie a terroir molto particolari ed esclusivi che regalano vini eleganti e di qualità elevata: una di queste è la zona dell’Agro Pontino, dove abbiamo visitato la cantina Donato Giangirolami.
L’AZIENDA GIANGIROLAMI E LA SUA FILOSOFIA
Situata a pochi chilometri dai famosi e meravigliosi Giardini di Ninfa (a chi non ha ancora avuto modo di visitarli, consiglio fortemente di prenotare una visita qui), la cantina Giangirolami ha la sede principale a Borgo Montello, in provincia di Latina, dove vengono coltivati i vitigni a bacca rossa, mentre quelli a bacca bianca vengono coltivati a Doganella di Ninfa, in cui è presente anche la sala degustazione.
Ed è proprio qui che ci accoglie Tania, che con molta professionalità e disponibilità ci inizia a raccontare la storia e la cultura dell’azienda, che ha una conduzione familiare e una filosofia biologica fin dal 1993, e che si estende per circa 80 ha, di cui 38 dedicati alla vite e i restanti al kiwi, frutto decisamente coltivato in tutta l’area agro pontina.
Tania ci racconta come la zona in cui ci troviamo sia molto vocata alla vite, in quanto riusciamo a scorgere in lontananza il mare di Latina, che porta brezza marina a sua volta rallentata dai Monti Lepini, con il risultato di creare una conca in cui la mineralità del terroir si riscontra in tutti i vini dell’azienda, per una sapidità marina, una freschezza e un’eleganza che rendono i vini decisamente fini e di bella beva.
A questo punto Tania ci lascia passeggiare tra i filari, dove possiamo ammirare i primi germogli sulle piante, indice della fioritura ormai avvenuta, e riscontrare quanto la filosofia biologica sia marcata nell’azienda, in quanto il connubio tra viticoltura e natura è particolarmente evidente, con il rispetto totale dell’ecosistema che circonda la vite.
Il sistema di allevamento scelto è a spalliera con potatura a Guyot o cordone speronato, con una resa decisamente bassa, 60 quintali per ettaro, scelta per mantenere i vini a un alto livello qualitativo. Per quanto riguarda i vitigni coltivati, passiamo dagli autoctoni come Malvasia Puntinata, Grechetto e Nero Buono agli internazionali quali Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah, Petit Verdot, Chardonnay, Sauvignon e Viognier, ma anche Montepulciano, Pignoletto e Falanghina. La densità di impianto è di circa 4000 piante per ettaro.
Purtroppo non abbiamo modo di visitare la cantina, che è in ristrutturazione e dista circa 25 km, in località Le Ferriere. Non potendo vederla e di conseguenza raccontarla, Tania ci spiega come è organizzata: tutti i serbatoi sono in acciaio inox, nei quali viene applicato il metodo a cappello sommerso durante la fase di macerazione, mentre una pressa di ultima generazione, con un sistema sottovuoto per la spremitura delle vinacce, viene utilizzata per estrarre il mosto fiore migliore, in modo molto delicato.
In fase di pressatura viene utilizzato azoto, che evita l’ossidazione e agevola il rispetto delle caratteristiche di vino biologico, in quanto l’utilizzo di sostanze antiossidanti è notevolmente ridotto.
E ORA….LA DEGUSTAZIONE DEI VINI GIANGIROLAMI
Vista la bellissima giornata di sole, che ci regala un cielo terso e senza nubi, grazie anche alla piacevole brezza che arriva dal mare, i tavoli di degustazione sono apparecchiati all’esterno, protetti dall’ombra degli alberi nel verde del giardino appena fuori la struttura.
Tania ci spiega che possiamo scegliere liberamente 4 tra i vini della linea Giangirolami, tutti accompagnati da prodotti tipici dell’agro pontino, ma ben presto scopriamo, con piacevole sorpresa, che la degustazione regalerà alcune varianti.
Iniziamo la degustazione con il Nynphe Lazio IGT, il vino spumante della casa, un Metodo Classico Ancestrale Brut, 100% Grechetto, dove, per produrre il vino base, le uve subiscono una breve criomacerazione, per fissare gli aromi primari del vitigno, seguita da una pressatura sottovuoto e da una successiva fermentazione a temperatura controllata. Una volta completata questa prima fase, viene fatta effettuare una seconda fermentazione in bottiglia, con una permanenza sui lieviti di 20 mesi prima della sboccatura.
Alla vista si notano subito il bel colore giallo paglierino e il perlage molto fine e persistente, mentre al naso si percepisce una piacevole nota fruttata che accompagna quella salmastra, segno della grande influenza che il mare porta in questa zona del Lazio. Emergono poi in maniera delicata i classici sentori di lievito e panificazione, tipici di molti spumanti Metodo Classico, in un elegante equilibrio che invoglia la bevuta.
Al sorso la bollicina risulta molto morbida e per nulla aggressiva, sembra quasi di bere un Satìn per quanto accarezza il palato, con le note sapide e fruttate che si ritrovano anche in una bocca pulita, per un vino fresco e beverino, con una bella struttura e una buona persistenza, che richiama un abbinamento di pesce come crostacei, ma anche di formaggi quali una succulente mozzarella di bufala dell’Agro Pontino.
Passiamo poi alla seconda bottiglia che abbiamo scelto, il Cardito. É il vino che mi ha fatto conoscere la cantina Giangirolami (assaggiato in un’ottima hosteria romana dietro Campo de’ Fiori, Grappolo D’Oro), un Lazio IGP bianco a base Malvasia Puntinata in purezza, che al naso risulta subito diversa da altre Malvasie bevute nel Lazio, su tutte quella del Frascati, e colpisce per il suo frutto profumato e per quel ritorno di sentori salmastri, che rendono meno irruenta l’aromaticità tipica del vitigno e meno presente la leggera opulenza che si riscontra in alcune sue vinificazioni.
La criomacerazione breve con pressatura sottovuoto e l’affinamento di 6 mesi in acciaio regalano un vino molto piacevole e bevibile, con una grande freschezza che lo rende perfetto per piatti a base di pesce, ma anche formaggi non troppo stagionati. Sul finale si attenua la nota ammandorlata, per una buona persistenza che lascia al palato un piacevole retrogusto fruttato.
A questo punto è il turno della terza bottiglia, il Regius, IGP Lazio, blend di tre vitigni internazionali quali Sauvignon Blanc, Chardonnay e Viognier, che presenta una vinificazione simile al Cardito, con breve criomacerazione breve, pressatura sottovuoto e affinamento in acciaio per 6 mesi, ma dove le note aromatiche, soprattutto quelle del Sauvignon, emergono in maniera preponderante, e accompagnano i sentori di frutta esotica, per un mix al quale il Viognier regala il suo contributo floreale.
In bocca si percepisce più struttura e opulenza del precedente, ma la finezza, l’eleganza, e non ultima una buona persistenza, accompagnano anche questo vino, per un filone che unisce tutti i prodotti dell’azienda. Gli abbinamenti consigliati restano i piatti a base di pesce e i formaggi, ma in questo caso erborinati.
Tania ci presenta poi il nuovo arrivo in casa Giangirolami, il Rosì, un IGP Lazio rosato a base Syrah 100% affinato esclusivamente in acciaio, di un bellissimo colore che richiama il corallo, limpido ai limiti del brillante, con un naso delicatamente speziato, molto pulito e fine, piacevole e beverino in bocca, ideale per zuppe a base di pesce, ma molto versatile come spesso capita con i rosé, e risulta pertanto gradevole anche con la zuppa di fagioli che ci è stata servita assieme al piatto di salumi e formaggi locali.
L’ultima bottiglia che abbiamo scelto è il rosso Lepino, IGP Lazio 100% Nero Buono, anche per il quale, come per i bianchi precedenti, è prevista criomacerazione e successiva pressatura sottovuoto, affinamento in acciaio per 6 mesi, e frequenti battonage per rimettere in circolo le fecce e favorire l’estrazione.
Al naso regala subito un bel frutto scuro, che ricorda molto quelli di bosco come more e lamponi, ma anche la visciola tipica dei dolci laziali, mentre in bocca troviamo una bella acidità e una buona beva, con un grado alcolico perfettamente integrato e non invasivo, che si sposano perfettamente con le polpette al sugo che ci vengono portate in abbinamento, in quanto la succulenza del piatto viene perfettamente bilanciata dalle durezze del vino, grazie anche a una trama tannica molto delicata.
Alla fine di questo percorso, Tania ci regala la chicca dell’azienda Giangirolami, l’Apricor, un vino passito a base di Malvasia Puntinata, Lazio IGP, dove le uve subiscono un appassimento in pianta prima di essere vinificate, in modo da aumentare il contenuto zuccherino dell’acino, che unito alla mineralità del terroir permette di ottenere un prodotto di notevole acidità a contrasto della dolcezza e della morbidezza, e rendono il bicchiere molto affascinante, con un bel naso che richiama la frutta candita, ma anche pesca e albicocca sciroppate, morbido e avvolgente al palato, fresco e succoso, perfetto per accompagnare le ciambelline al vino in abbinamento, ma che può essere interessante anche con formaggi erborinati particolarmente saporiti.
Salutiamo Tania e la cantina Giangirolami con la consapevolezza che nel territorio laziale c’è molto da scoprire, e che anche al di fuori delle zone dei Castelli Romani e del Cesanese, le punte dell’iceberg del movimento enologico laziale, esistono realtà che hanno molto da raccontare, con i loro territori e le loro storie, fatte di passione e amore per la vigna….e come sempre, buona bevuta a tutti!
Andrea – apiedefranco.com