Castello di Volpaia, dal 2021 al passato

Ci sono posti dove appena arrivati ci si trova catapultati indietro nel tempo di centinaia di anni, nei quali si respira ancora l’aria del passato, e lo scorrere del tempo stesso sembra che per certi aspetti si sia fermato…è proprio questa la sensazione che si prova entrando al Castello di Volpaia, un borgo medievale fortificato adibito ad accoglienza per tour enogastronomici, che mantiene inalterato tutto il suo fascino storico e architettonico. Il privilegio di avere un borghetto medievale tutto per sé e gustarsi una passeggiata la sera nei suoi vicoletti, senza lo stress rumoroso del turismo di massa, non ha eguali.

Castello di Volpaia, dal 2021 al passato
Un dettaglio delle vigne dell’azienda

Per arrivare in questo luogo, edificato nel 1172, si deve percorrere una strada che da Radda in Chianti porta fino all’ingresso delle mura, lungo la quale fanno compagnia molti degli appezzamenti dell’azienda, una distesa quasi infinita di vigne tra le quali i cru, Coltassala e Balifico, che avremo modo poi di assaggiare.

Il terreno che ammiriamo è il tipico chiantigiano, dominato da alberese e galestro (lo stesso trovato nella visita a Rocca di Castagnoli), con gli acini stessi che appaiono ancora immaturi, piccoli e verdi per la clorofilla. Ma avranno il tempo per crescere!

Ma al Castello di Volpaia non è solo possibile assaggiare ottimi vini (e un olio molto saporito, che è una delizia gustare su una bruschetta di pane sciapo tipico toscano), ma anche cenare in una locanda fine ed elegante, l’Osteria Volpaia, dove lo chef Roberto regala piatti tipici della tradizione rivisitati in chiave moderna e gourmet, accompagnati dalle migliori bottiglie dell’azienda servite e raccontate dalla preparata sommelier Anna (consigliatissima la pappa al pomodoro, cucinata secondo la ricetta toscana ma con aggiunta finale di stracciatella a freddo, che crea un piacevole contrasto al palato con il caldo della salsa…una vera chicca!).

Ma c’è anche un’anima più verace, forse meno nobile e sicuramente molto Toscana del Borgo di Volpaia che merita di essere menzionata, il Bar Ucci una Trattoria proprio di fronte all’Osteria di Volpaia gestita dalla signora Paola Barucci. Da lei ti senti a casa, la sua spontaneità è travolgente e la cucina seppur meno raffinata dell’Osteria di Volpaia, sicuramente è di ottima qualità, la trattoria è il colorito centro pulsante del bellissimo borgo.

La visita alla cantina di Volpaia

Dopo un sonno ristoratore e una bella colazione nella veranda vista piscina, iniziamo la visita all’azienda, accompagnati da Roberto, che ci racconta come tutta la vinificazione delle uve raccolte venga svolta all’interno del borgo, dietro a portoni che sembrano nascondere abitazioni private, e invece danno vita a uno dei vini più apprezzati della DOCG.

L’azienda è totalmente biologica, con 47 ettari vitati che contano anche i 12 presenti in Maremma, nella tenuta Prelius, per una produzione annua di circa 200.000 bottiglie, di cui la maggior parte a base Sangiovese.

Sembra quasi impossibile immaginare che, mentre passeggiamo per queste vie storiche ascoltando i racconti di Roberto, sotto di noi si snodi un intreccio di tubi che accompagna il mosto, e poi il vino, da un locale all’altro, ma la filosofia qui a Volpaia è proprio questa: il processo di vinificazione è totalmente integrato e amalgamato all’interno del borgo antico.

Castello di Volpaia, dal 2021 al passato
I tubi che accompagnano il vino tra i vari locali

Visitiamo prima il locale dove sono presenti le vasche in acciaio inox alte quasi due piani, poi la soffitta sovrastante, dove troviamo la sala utilizzata per l’essiccamento delle uve da Vin Santo con le relative botti per l’invecchiamento. Poi passiamo alla bottaia dove il vino riposa, nella quale ammiriamo le tipiche botti chiantigiane e le barriques utilizzate sia per il Chianti Classico Riserva che per il Gran Selezione Coltassala, per finire nella stanza dove il processo finale di imbottigliamento prende vita, e rimanendo stupiti nello scoprire come una delle stanze dove il vino affina in botte si trovi esattamente sotto una chiesa sconsacrata.

Castello di Volpaia, dal 2021 al passato
I tini di acciaio inox usati per la fermentazione controllata

Castello di Volpaia, dal 2021 al passato
Un dettaglio della bottaia
Castello di Volpaia, dal 2021 al passato
La sala di essiccazione, dove le uve che diventeranno Vin Santo vengono appese

Passiamo alla degustazione

I 4 vini che ci presenta Roberto sono il Vermentino Prelius Maremma DOC 2020, il Chianti Classico 2019, il Chianti Classico Riserva 2018 e il Coltassala 2017. Con Matilde, l’altra guida, abbiamo assaggiato anche il Chianti Classico Gran Selezione il Puro 2016.

Ma prima, assaggiamo l’ottimo olio locale, con il suo sapore deciso e una piacevole nota amaricante sul finale, che come anticipato ben si accompagna alla bruschetta di pane toscano…una piacevole entrée per preparare il palato alle bottiglie che ci verranno presentate.

Il primo vino che ci viene servito è il Prelius, un Vermentino 100% che proviene da 2 degli ettari di vigneto che l’azienda ha in Maremma, dove le uve vengono raccolte e poi portate a Volpaia per la vinificazione. È un vino che si presenta subito fresco e beverino, molto fruttato e con una piacevole nota minerale data dalla vicinanza del mare, che si presta volentieri ad un aperitivo estivo, non avendo la struttura decisa dei Vermentini liguri e nemmeno il calore di quelli sardi.

Iniziamo poi la carrellata dei rossi con il Volpaia Chianti Classico 2019, 90% Sangiovese e 10% Merlot, che affina un anno in botte grande, e che regala subito al naso un bel frutto rosso croccante, accompagnato da una nota leggermente speziata, molto fine e pulito, per un sorso equilibrato e avvolgente, con un tannino elegante ed ingentilito dalla percentuale di Merlot che regala al vino una rotondità inattesa per la sua giovane età. Molto fresco e di bella beva, il primo bicchiere invoglia subito il secondo, e ben si accompagna ad un tagliere di salumi e formaggi.

Saliamo di struttura e passiamo al Chianti Classico Riserva 2018, 100% Sangiovese affinato per due anni in botte (un 80% in botte grande, mentre il restante 20% affina in barriques), che presenta subito note più scure del precedente vino, dove la frutta croccante diventa qui una confettura di amarene, per un naso sempre molto pulito ed elegante, con la nota speziata che si accompagna anche una piccola balsamicità, per un vino profondo e complesso, con un tannino ben presente e una bella persistenza finale. Qui l’abbinamento chiama i piatti della tradizione toscana, specialmente quelli a base di selvaggina.

A questo punto, con la gradazione alcolica che inizia a farsi sentire, i bocconcini di formaggio locale che Roberto ci ha servito prima della degustazione diventano ristoratori, per stemperare il Sangiovese scalpitante che sentiamo ancora sul palato. Ma che ci piace molto!

Chiudiamo la carrellata con il Coltassala 2017 e il Puro 2016.

Il primo un Chianti Classico Gran Selezione a base Sangiovese per il 95%, con il restante 5% di Mammolo (vitigno autoctono toscano, poco conosciuto), che affina due anni in barriques e sei mesi in bottiglia, e che come detto proviene da uno dei cru dell’azienda. È un vino dove le note di frutta scura si accentuano, accompagnate da una speziatura dolce e da una lieve punta balsamica, per un naso intenso e pulito che preannuncia una bocca di grande struttura. È quasi un vino da meditazione, che può essere lasciato in cantina per molto molto tempo.

Il secondo è un Chianti Classico Gran Selezione a base Sangiovese 100% proveniente da un’unica vigna dal nome Casanova (cru) totalmente biologica e di oltre 60 anni di età, con viti senza portainnesto di vite americana, che sono sopravvissute alla fillossera degli anni ‘70.  Tale vino affina in barriques di rovere di Allier per 18 mesi più un anno in bottiglia e denota un’eleganza fuori dal comune, si presenta alla visiva con un bel rubino intenso. In questo caso le note di frutta scura tipiche del Sangiovese ci sono tutte come la confettura di frutta rossa, ciliegia sotto spirito arricchite però da piacevoli note di viola di cacao e spezie dolci.

Il sorso è pieno ma si mantiene giustamente leggero, ricco di persistenti sensazioni retronasali che ricordano la liquirizia e le spezie già percepite al naso. La nota vanigliata di barrique in questo caso si percepisce leggermente al naso ma è sapientemente ben dosata e non sovrasta le note tipiche del Sangiovese. Senza dubbio una bella bottiglia da lasciare per qualche anno in cantina.

Castello di Volpaia, dal 2021 al passato
Le bottiglie degustate

Salutiamo Roberto e Volpaia, non prima di aver fatto scorta dei prodotti che ci sono particolarmente piaciuti, con la sensazione che torneremo presto per un weekend fuori dal tempo, lontani dalla freneticità della vita moderna, in un borgo che ristora sia la vista che il palato.

Davide & Andrea – apiedefranco.com

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