A molti il nome Boboli richiama lo storico giardino della città di Firenze, ma forse non tutti sanno che è anche uno dei migliori vini che si possano trovare nel territorio ligure.
La Liguria è una regione di controversie, una lingua di terra stretta tra scorci di mare mozzafiato e paesaggi montuosi che ne temperano il clima, dove spesso le meraviglie naturali sono state alterate dall’intervento dell’uomo che ha causato non pochi e talvolta mortali disastri, da cui la zona del Levante non si esime.
In questa parte di regione, che può contare perle invidiate in tutto il mondo come le Cinque Terre e Portovenere, ma anche incantevoli isole come Palmaria e Tino, trova grande espressione un vitigno bianco ormai considerato autoctono, il Vermentino, che viene coltivato in appezzamenti a strapiombo sul mare e vendemmiato a mano, ragion per la quale si parla di “Viticoltura Eroica”.
Tra i tanti produttori locali, la maggior parte di dimensioni medio/piccole, ce n’è uno dal quale, ogni volta che ho modo di tornare in terra natia, non perdo occasione di fare scorta di bottiglie da portare a casa: Giacomelli.
Quando il buon vino si fa in vigna
La cantina si trova nel comune di Castelnuovo Magra (SP), ed ha circa 10 ettari vitati per una produzione annuale di 70000 bottiglie, si distingue per la grande attenzione che viene data alla cura della vigna, trattata in modo naturale senza erbicidi e fungicidi, con recupero dei tralci derivanti dalla potatura e protezione della fertilità del terreno.
In particolare due bottiglie mi hanno colpito alla prima occasione in cui le ho assaggiate, il Boboli ed il Pianacce, entrambi Colli di Luni DOC a base Vermentino bianco, che prendono il nome dai rispettivi cru.
Il Boboli è un vino che esprime il territorio
Ultimamente mi è capitato di assaggiare il Boboli 2018, un vino a prevalenza Vermentino (90%), con una piccola percentuale di Malvasia di Candia (10%) che dona una chiave aromatica di macchia mediterranea alla nota prettamente di mare. La vinificazione prevede un affinamento di 6 mesi in acciaio, ed i 2 successivi in bottiglia prima dell’uscita in commercio.
Alla vista colpisce subito un colore giallo paglierino con riflessi dorati, cristallino direi, ed il naso è intrigante nei sentori di frutta gialla che si amalgama con la nota salmastra, ai quali si aggiunge la spiccata aromaticità data dalla Malvasia, mentre al palato risulta fresco e sapido con una struttura decisa ed un bel corpo nei suoi 13.5%, dove persistenza ed armonia non mancano, per terminare con una piacevole nota amaricante nel finale. E’ un vino che si può assaggiare già al momento della messa in commercio, ma l’averlo bevuto con un anno di bottiglia in più ha sicuramente aiutato ad apprezzare l’evoluzione che lo ha reso più avvolgente, pertanto può anche essere lasciato in cantina qualche anno a riposare.
Può essere accompagnato a piatti di pesce a base di scampi o branzino, ma ho deciso di abbinarlo ad una tartare di tonno (2 etti fatti insaporire un paio di minuti con olio, sale, pepe, succo di un intero lime e qualche foglie di menta tagliata a piccoli pezzi), e devo ammettere che l’abbinamento cibo/vino è risultato bilanciato in quanto la nota aromatica del vino si è perfettamente sposata alla menta del piatto, mentre la sua gradevole acidità ha pulito la bocca dalla nota grassa del tonno che il lime aveva provveduto leggermente ad attenuare.
Per concludere il Boboli, come anche il Pianacce, è un vino da assaggiare assolutamente se si passa qualche giorno nel meraviglioso mare ligure, in quanto si ritrova nella bottiglia tutto l’affascinante territorio che si ha modo di ammirare nella piccola ma tenace Liguria.
Andrea De Ruvo apiedefranco.com