Siamo esattamente a metà della costa nord della Sicilia, pochi chilometri ad est di Cefalù. Se si inizia a risalire le pendici del Parco delle Madonie in direzione di Castelbuono (ancora in provincia di Palermo), si incontra Abbazia Santa Anastasia, azienda nota per aver trovato un grande equilibrio tra vitigni internazionali e autoctoni.
Abbazia Santa Anastasia
L’azienda agricola Abbazia Santa Anastasia sorge su quella che era un’abbazia del 1100 gestita prima da monaci benedettini e poi basiliani. L’attuale proprietà rileva l’azienda negli anni ’80, quando l’ingegner Francesco Lena si innamora di questo bellissimo territorio tra le Madonie e il mare. Dopo un’importante ristrutturazione e reimpianto dei vigneti, l’azienda sale ben presto alle luci della ribalta, soprattutto dopo che i famosissimi enologi Giacomo Tachis prima e Riccardo Cotarella poi iniziano a seguire le vendemmie e a firmare i vini di Santa Anastasia.
Oggi l’enologa è Stefania Lena (figlia di Francesco), mentre suo fratello Gianfranco si occupa della distribuzione. L’abbazia conta attualmente oltre 400 ettari di terreno, di cui 65 di vigneti, ed è anche relais, ristorante e produttore di un ottimo olio.
Il baglio nei boschi
Salendo dal mare verso Castelbuono si vedono già i vigneti incastonati tra due colline. Ma è solo varcando il cancello sulla statale che ci si immerge in un panorama mozzafiato composto da filari e boschi. C’è ancora qualche chilometro prima di arrivare all’abbazia trasformata in cantina e relais, e ce li godiamo tutti guardando fuori dal finestrino. Si percepisce davvero la sintonia tra l’uomo e la natura in questo angolo di Sicilia. Sintonia non facile da mantenere in realtà, Stefania ci racconta come l’anno scorso ben il 40% del raccolto è andato perso a causa dei cinghiali!
Il biologico e il Demeter
Ci accoglie proprio Stefania che ci illustra la storia e la linea dell’azienda. Grande attenzione ai metodi di coltivazione biologici e biodinamici, Abbazia Santa Anastasia ha iniziato a certificare alcune etichette come Demeter ormai da 7 anni, ed è in corso un graduale allargamento anche ad altre bottiglie. Un grandissimo sforzo se si pensa al grande numero di ettari da gestire con il regime di questi rigidi standard internazionali.
Qui il terreno è argilloso e molto acido, caratteristica che, opportunamente gestita, riesce a conferire grandi risultati nel calice. Stefania cerca sempre di avere lente e lunghe fermentazioni utilizzando i lieviti indigeni. I rossi vengono affinati in legno sia grande che barrique, ma di secondo o terzo passaggio (riportando una sua battuta “non vogliamo la falegnameria nel bicchiere”).
Terre di Anastasia Spumante
Iniziamo la degustazione con il Terre di Anastasia, un Metodo Classico Brut composto al 100% da Grecanico, un’uva non facile da lavorare se si vogliono ottenere risultati eccellenti. Resa di 60 quintali per ettaro e vendemmia leggermente più in là rispetto agli altri vitigni dell’azienda. Affinamento di 36 mesi sui lieviti.
Mettendo il naso nel calice, sono subito chiare le due anime di questo spumante: i sentori di panificazione e crosta di pane e quelli di agrumi, cedrini. Ottima acidità e sapidità marina in bocca, perfetto per accompagnare dei fritti siciliani come le panelle o un crudo di gamberi rossi di Mazzara del Vallo.
Zibibbo 2020
Lo Zibibbo Santa Anastasia IGP Terre Siciliane Bianco 2020, composto al 100% da Zibibbo, è un ottimo esempio di vinificazione secca di un’uva solitamente utilizzata per vini dolci.
Il naso è intenso, un “tripudio di frutta”, come sottolinea Stefania: mango, una spiccato sentore di pesca bianca, susina, gelso, melone bianco, frutta cotta al sole. La nota aromatica è ovviamente presente, si sente il glicine, il miele, la fragolina bianca. Lasciandolo scaldare un po’ nel bicchiere si sente il kumquat, il mandarino cinese. In bocca però non c’è solo la rotondità che ci si aspetta da questi sentori, ma la componente minerale salina è evidente.
Un vino perfetto per un aperitivo semplice con mandorle o con dei crostacei.
Sinestesìa 2019
Ultimo tra i bianchi degustati è il Sinestesìa Sicilia Bianco DOC 2019, 100% Sauvignon Blanc proveniente da uve biodinamiche e certificato Demeter. Il nome sta ad indicare la percezione unitaria di più esperienze sensoriali, nello specifico come questo vino riesca a coniugare vista, olfatto e gusto in un’unica sensazione.
Affina solo in acciaio, restando inizialmente sui lieviti per un mese ed essendo sottoposto ad alcuni bâtonnage (il “rimescolamento” del vino per rimettere le fecce in sospensione). In complesso viene quindi messo sul mercato ben due anni dopo la vendemmia.
Il vitigno su questo terreno produce risultati diversi dal classico Sauvignon Blanc coltivato in Italia del sud. Qui a Santa Anastasia i sentori erbacei (e la famosa pipì di gatto) sono nettamente attenuati e non preponderanti. È invece l’agrume, il bergamotto, a sentirsi per primo, accompagnato da note leggermente vanigliate, di talco.
Syrah 2018
L’unico rosso della batteria è il Syrah DOC Sicilia Rosso 2018. Affinamento per 3-4 mesi in botte grande, dopo aver effettuato la malolattica in acciaio, la 2018 è attualmente l’annata in commercio.
Interessante anche qui capire l’evoluzione di questo vitigno internazionale sul suolo madonita. La spezia del Syrah c’è, si tratta soprattutto di pepe bianco, cardamomo, cannella. Stefania ci suggerisce anche il fiore di macis, che sarebbe la parte che avvolge la noce moscata, dal sapore più delicato di quest’ultima. È invece attenuato l’altro sentore caratteristico del Syrah, il cuoio, il pellame (sudore di cavallo), mentre dopo qualche tempo nel bicchiere inizia a sentirsi la nota ematica.
In bocca il tannino è morbido, piacevole. La freschezza però è sempre presente, facilitandone la beva. Addirittura, la fermentazione viene fermata prima del normale completamento per lasciare un lievissimo residuo zuccherino nel vino, in modo da bilanciare la grande acidità conferita dal terreno.
È un rosso da tutte le stagioni, perché non berlo anche in estate magari accompagnato ad un pesce spada alla ghiotta (pomodoro, capperi e olive) o ad un tonno con cipolla caramellata? Altrimenti i classici funghi e formaggi semi stagionati.
Verso Castelbuono
Questa volta non siamo riusciti ad assaggiare il Litra, il Cabernet Sauvignon che ha reso celebre l’azienda, ma ci sarà sicuramente un’altra occasione. Riscendiamo per il sentiero tra i boschi e le vigne con il sole che tramonta, dirigendoci verso il borgo medievale di Castelbuono per una passeggiata.
Michele