Questa insolita estate è entrata nel mese di Agosto, e noi di apiedefranco abbiamo deciso di salutare l’ultima parte della stagione con una altrettanto insolita serata a base di vini rosati, spesso bistrattati in favore di bianchi e rossi, ma che a questi in certi casi non hanno nulla da invidiare….e ve lo dimostreremo!
Come location, per degustare i vini selezionati abbiamo scelto il ristopub Mc Queen dell’amico Andrea Filacchione, che ha rinnovato recentemente il locale, spostandolo in via Bonifacio VIII 18, mantemendo tuttavia l’altissima qualità di birre, carni e soprattutto vini, essendo uno dei migliori locali di Roma per assaggiare ottima fassona piemontese, accompagnata dalle bottiglie che Andrea ha sapientemente messo in carta.
Andiamo al sodo, anzi ai rosati
Pranzegg – “Vino Rosso Leggero”
Anche se non si può considerare un vero rosato, apriamo la serata con la bottiglia “Vino Rosso Leggero” dell’azienda altoatesina Pranzegg di Martin Gojer. Il Maso Pranzegg si trova a Campiglio, una frazione a nord di Bolzano all’inizio della Valle Isarco, proprio di fronte alla rinomata collina Santa Maddalena. A 400 mt sul livello del mare vi si coltivano 3 ettari di vite quasi completamente allevati a pergola.
Inizialmente l’azienda conferiva le uve prodotte alla cooperativa locale ma dal 2009 Martin Gojer inizia a produrre il suo vino in regime di biodinamica. Martin non usa nessun tipo di diserbo e segue fedelmente i ritmi delle stagioni. Per difendere le piante dalle malattie usa zolfo, preparati biodinamici a base di erbe e rame in bassissime quantità. In cantina tutti i vini si ottengono grazie alle fermentazioni spontanee e a lunghe permanenze sulle fecce. Non si effettuano chiarifiche né filtrazioni e vengono usate dosi minime di solforosa.
Martin Gojer è un produttore in controtendenza rispetto all’idea classica dei vini altoatesini. Non a caso i suoi vini non hanno certificazioni in etichetta bensì la denominazione Triple “A” (Agricoltori Artigiani Artisti).
Degustiamo:
Il “Vino Rosso Leggero” di Pranzegg è un vino immediato e di piacevole beva, nelle annate precedenti veniva prodotto con il 60% di Schiava il 30% di Lagrein e il 10% di Merlot. L’annata degustata è la 2019 che invece viene prodotta con Schiava 100% uno dei due vitigni autoctoni a bacca rossa del territorio.
Dopo la vendemmia le uve fanno una macerazione per 5/12 ore in pressa, poi passano alla fermentazione spontanea in acciaio sulle bucce fermentate del “Caroline”( altro vino bianco costituito da un blend di vitigni diversi). L’affinamento prevede un periodo in vetroresina e tonneaux usati.
Alla visiva è di un bel Rosso rubino molto scarico e molto luminoso, al naso piccoli frutti di bosco, ciliegia non ancora matura e lampone con una leggera nota speziata, mentre al sorso è senza dubbio fresco, minerale, verticale e succoso.
Insomma, un vino che si fa bere con una facilità incredibile, che risulta perfetto come aperitivo, che si può abbinare con un tagliere di salumi o semplicemente con degli stuzzichini.
La serata ci propone subito una bottiglia molto interessante, e noi proseguiamo nella scoperta dei rosati.
Cascina degli ulivi – “Semplicemente Vino rosa”
Il secondo dei vini rosati previsto per la serata ha un nome emblematico, “Semplicemente Vino Rosa” di Cascina degli Ulivi, azienda agricola situata a Novi Ligure e fondata nel 1977, il cui titolare Stefano Bellotti, amico dell’iconico produttore francese Nicolas Joly (se non l’avete fatto, leggete il nostro articolo sulla Coulee de Serrant 2014), ha seguito fin da subito la strada dei vini naturali, per portare ufficialmente la cantina ad essere biodinamica nel 1984.
Il “Semplicemente Vino Rosa” 2018 è un Merlot 100% per il quale non viene prevista alcuna macerazione, ma una immediata pressatura delle uve appena arrivate in cantina, seguita da una fermentazione e successivo affinamento in botti di rovere da 50 hl per 13 mesi, con malolattica completamente svolta, nessuna filtrazione e chiarificazione per decantazione naturale.
Degustiamo:
Al bicchiere presenta un colore rosa chiaretto acceso, quasi tendente al rosso, limpido alla vista, tenendo conto dell’assenza di filtrazione e di chiarificazione aggiunta, mentre al naso le prime note smaltate percepite lasciano spazio, mano mano che il vino si apre nel calice, a sentori affascinanti di frutta, soprattutto lampone, che lo rendono intrigante e fine, mentre la beva è fresca e asciutta, morbida al palato, con una struttura che rende il vino perfetto per accompagnare la sapidità del pecorino che Andrea ci ha servito.
Passiamo poi a due rosati molto più classici rispetto ai primi due vini assaggiati, Cantina Torre dei Beati con il loro “rosa-e” e il rosato della cantina Giuseppe Attanasio.
Torre dei Beati – “Rosa-e”
Il primo vino dei due è un Montepulciano 100%, viene vinificato con il 50% proveniente dal salasso di vini rossi e 50% da pressatura molto leggera di uve non diraspate. Affina e matura in acciaio.
Degustiamo:
Si presenta con un colore caratteristico rosso ciliegia con leggere sfumature violacee, dai profumi freschi di frutti rossi e eleganti di fiori come la rosa, all’assaggio è fresco e minerale con una buona persistenza, equilibrato nelle sue caratteristiche. Il rosato di Torre dei Beati è il classico Cerasuolo d’Abruzzo fine elegante e soprattutto molto flessibile agli abbinamenti.
Continuiamo il nostro viaggio tra i rosati passando all’ultima proposta della serata.
Giuseppe Attanasio – “Salento I.G.P. Primitivo Rosato”
Il secondo dei due classici è, invece, un rosato di Primitivo 100%, vinificato con macerazione per circa 10 ore dei grappoli, provenienti da impianti ad alberello e affinato per 7 mesi in acciaio.
Degustiamo:
Il colore è, anche qui, un classico rosa chiaretto. Al naso si avvertono distintamente sentori di mora e altri frutti rossi insieme a note agrumate, in bocca è sapido fresco e di buon corpo, nel complesso armonico. Questo rosato si abbina molto bene con piatti di pesce più complessi ma soprattutto con i crostacei, anche crudi.
L’intruso nella serata dei rosati
Sì è vero, la serata è basata sui vini rosé tramite un piccolo excursus di 4 vini in 4 regioni diverse della nostra amata penisola, partendo dalle vette delle Dolomiti in Trentino Alto Adige passando per Novi Ligure in Piemonte con l’assaggio di 2 vini Biodinamici-naturali, scendendo poi sulle meravigliose colline Abruzzesi per arrivare nell’assolata Puglia, regioni rappresentate da 2 vini convenzionali.
Abbiamo quindi deciso di uscire dal tema della detta serata con uno Champagne della Maison Billecart-Salmon. Questa Maison a conduzione familiare fondata nel 1818 dagli omonimi Nicolas François Billecart ed Elisabeth Salmon, nonché compagni di vita, è arrivata alla sesta generazione attiva nella lavorazione dei loro vini.
Ad oggi vantano circa 220 ettari di appezzamenti vitati tra Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Meunier, principalmente situati nelle zone limitrofe di Epernay e nella Vallée de la Marne, dalla quale provengono le uve che compongono la cuvée dello Champagne che abbiamo assaggiato questa sera, ma annoverano anche vigneti sui meravigliosi terreni della Montagne de Reims e nell’area della Côte des Blancs.
Lo Champagne Billecart-Salmon Brut Réserve, è un “brut sans année” , considerato da molti uno dei migliori e anche una grandissima espressione del territorio della Vallée de la Marne.
Il suo assemblaggio è composto da 3 annate differenti di 40% Pinot Meunier, 30% Pinot Noir e 30% Chardonnay e, dopo aver effettuato il taglio, il vino riposa sui lieviti almeno 24 mesi.
Degustiamo:
Il vino nel calice si presenta agli occhi di un bellissimo giallo paglierino carico con riflessi dorati brillante, e mostra il suo perlage molto fine e persistente.
Al naso regala profumi intensi di lieviti, pasticceria secca, crosta di pane, miele e nocciole, tra i quali si fa largo anche una nota minerale, accompagnata da sentori di frutta quasi matura a polpa gialla e una leggerissima nota floreale che ricorda i fiori di camomilla.
In bocca il sorso è piacevole, con un ingresso spumoso che si fa sentire su tutto il palato, un sorso pieno, e mano mano che il perlage svanisce inizia a farsi sentire la freschezza, che lascia in bocca una sensazione citrina e persistente. Questa sensazione ci ha fatto venire in mente un onda sul bagnasciuga, che una volta arrivata all’apice si ritrae e lascia dietro di sé una scia d’acqua, come se fosse un ricordo.
Come abbinamento vi consigliamo una buona tartare di pesce, gamberi se volete entrare nello specifico, oppure a del Sushi o antipasti di pesce affumicato.
In realtà noi in questa serata non lo abbiamo abbinato ad un piatto ben specifico, come si potrebbe immaginare, ma lo abbiamo accompagnato ad uno dei migliori connubi che si possano chiedere, la convivialità, la sola voglia di stare con amici e condividere insieme una passione che ci accomuna tutti, e in questo caso non c’è bisogno di specificare quale essa sia.
Riflessioni finali sui rosati
La serata ci ha dato ulteriore dimostrazione di come i rosati siano una categoria di vino troppo spesso, e a torto, messa in secondo piano, ma che sa regalare vere e proprie perle per il palato, nonché essere un jolly molto versatile in fase di abbinamento (a proposito, avete letto il nostro articolo sul Cybelle di Cantina Raimondo? Lo trovate qui). E di questo ringraziamo le bottiglie che abbiamo scelto, e il sempre disponibile Andrea che ci ha ospitati al McQueen!
Come sempre, buona lettura e buona degustazione!
Andrea, Cesare, Davide e Simone