In una calda mattinata di fine estate siamo andati ad incontrare Chiara Condello che ci ha accolto nell’azienda di famiglia. In realtà nella nostra programmazione c’era la curiosità di visitare la cantina “Chiara Condello” ma soltanto dopo essere arrivati sul luogo ci siamo resi conto che la tenuta Condé è l’azienda di famiglia, dove Chiara lavora e dove si è ritagliata un suo spazio facendo uscire a suo nome due etichette di Sangiovese di Romagna.
Chiara è figlia d’arte e da non molti anni è riuscita a far valere le sue idee di “fare vino”, tanto che è diventata la responsabile di tutte le vinificazioni, sia delle sue due etichette sia delle otto etichette dell’azienda di famiglia.
Il Sangiovese di Predappio
Ci troviamo nei pressi di Predappio, in una zona da sempre vocata per la coltivazione dell’uva e la produzione di vino, tanto che nella podesteria del paese sono conservati documenti risalenti al 1383 che illustrano le normative sulle quali si doveva basare la produzione di vino, una sorta di disciplinare di produzione molto antico.
Già all’epoca era vietata la compravendita di uva da vino al di fuori del territorio di riferimento, per valorizzare la produzione locale composta ovviamente ed esclusivamente da Sangiovese.
Il Sangiovese che si coltiva da queste parti è, per l’appunto, un clone particolare denominato Sangiovese di Predappio dal cannello corto, che dà dei grappoli più spargoli con acini molto piccoli.
La morfologia tipica di questo clone di Sangiovese rende il rapporto buccia-polpa tutto a favore della buccia, dove del resto ci sono le componenti necessarie per la produzione di un ottimo vino.
Andiamo a conoscere l’azienda
L’azienda di famiglia è proprietaria di circa 110 ettari che non sono tutti vitati. Ci sono boschi, un piccolo uliveto (dal quale si ricava una produzione di ottimo olio extra vergine di oliva) e una sezione edificata dedicata all’accoglienza.
C’è da dire che quest’ultima parte è molto bella e ben tenuta, un piccolo borgo abbandonato, restaurato e ristrutturato ad opera d’arte che è ora un luogo dove passare del tempo a contatto con la natura.
La ristrutturazione e in parte ricostruzione dell’area accoglienza è stata fatta per la maggior parte con materiali provenienti dalla lavorazione svolta nelle vigne, parliamo di una roccia caratteristica di queste parti: lo Spungone.
Lo Spungone: terreno d’elezione per il Sangiovese di Predappio
Lo Spungone è una roccia di origine marina, composta da fossili tenuti insieme da calcare. Di fatto, in queste terre, trecentomila anni fa c’era il mare e la vena di Spungone che attraversa tutto il crinale della collina di proprietà dell’azienda, un tempo era una barriera corallina.
Alcune vigne, quelle più prestigiose, sono piantate su questa vena di roccia preziosissima mentre quelle piantate più in basso giovano dell’effetto di frane e successivi discioglimenti di queste rocce nel terreno.
Nell’azienda sono presenti principalmente due tipologie di terreni differenti, uno più povero e roccioso (Spungone), l’altro più grasso e ricco.
Le viti di Sangiovese prediligono i terreni poveri e rocciosi, mentre i terreni più “grassi”, in particolare i terreni un po’ più in basso nella collina, sono stati utilizzati per l’impianto di viti di Merlot e di Chardonnay.
Il risultato lo troviamo nel bicchiere dove in contrapposizione alle ricchezze del Merlot troviamo l’eleganza del Sangiovese.
Le lavorazioni in vigna e in cantina
Le raccolte sono completamente fatte a mano, dove avviene la prima selezione dei grappoli migliori. Cernita che continua in cantina sul nastro trasportatore dove si ricontrolla grappolo per grappolo.
La cantina lavora per gravità, non c’è pigiatura delle uve che cadono nelle vasche dove naturalmente si rompono gli acini. Tutte le fermentazioni sono rigorosamente spontanee, si segue un po’ quella che è l’idea gambelliana di fare vino, principalmente si cerca di dare tanto ossigeno al vino in fermentazione.
Leggermente Diverse sono le lavorazioni che Chiara Condello fa per quel che riguarda i suoi due vini , Le Lucciole e Chiara Condello.
Le fermentazioni sono diverse da quelle che adotta per le etichette dell’azienda di famiglia. Fa fermentare le uve in vecchi tini di legno aperti e fa una torchiatura a mano di una parte di uve diraspate e una a grappolo intero.
L’idea di fondo che Chiara Condello ha adottato con passione e dedizione è appunto lavorare in maniera rispettosa, a partire dalla pianta fino ad arrivare alla vinificazione in cantina, con un occhio alla tradizione e uno all’innovazione.
Il fine ultimo è rispettare la natura e le sue stagioni. Qui non troveremo vini standardizzati e sempre uguali, qui si fa vino rispettando quelle che sono le stagioni e il clima in un ambiente moderno, dove se necessario si può tenere sotto controllo la temperatura del mosto in fermentazione, dove l’ambiente è pulito e separato da animali e quant’altro, dove la cantina è pavimentata e svolge il suo ruolo nel massimo dell’igiene e della professionalità.
Le 2 etichette di Sangiovese di romagna di Chiara Condello
I suoi due vini vengono da circa cinque ettari di vigna di cui Le Lucciole, il cru, solo da 0.8 ettari. Con 5500 ceppi per ettaro riesce ad avere una resa media di 40/45 quintali per ettaro.
Il vino Chiara Condello nasce dall’unione di tre distinte vecchie vigne di tre diversi terreni. La prima vigna ha un terreno composto da argille profonde che qui da queste parti chiamano “crete azzurre”, la seconda vigna giova di un terreno sempre argilloso ma con la presenza di più calcare e la terza, infine, da argille rosse più ferrose.
Il vino Le Lucciole, invece, nasce da una vigna di circa 25 anni completamente piantata su roccia madre di Spungone, dove la bassa resa esalta la complessità delle uve, complessità che troveremo tutta nel bicchiere.
Andiamo in bottaia ad assaggiare
Arrivati in questa grande sala Chiara ci informa che ci farà assaggiare i vini ancora in affinamento direttamente dalle botti, per l’esattezza Chiara Condello 2018 e 2019; le Lucciole 2018 e 2019. La cosa ci fa molto piacere anche perché, oltre all’esclusiva dell’annata, possiamo capire come un grande vino si comporta nei vari stadi del suo affinamento.
Chiara Condello 2019
Sangiovese cento per cento con due anni di affinamento in botte grande. Ci appare di un colore rosso rubino vivo ancora impenetrabile, al naso ci arriva in maniera prepotente tanta frutta rossa croccante, all’assaggio possiamo dire che le caratteristiche del Sangiovese ci sono tutte, ancora frutta rossa tannini abbastanza integrati e acidità. Nel complesso questo vino ci dà l’impressione di essere immediato, di pronta e facile beva.
Le Lucciole 2019
Sempre Sangiovese cento per cento ma con un anno in più di affinamento, per l’esattezza due anni in botte grande e un anno in bottiglia prima della messa in commercio. Subito al naso ci arriva molta più complessità, tannini più presenti e più acidità in bocca rispetto al Chiara Condello, del resto Le Lucciole viene da terreni più poveri e rocciosi. Questa maggiore complessità rende possibili macerazioni più lunghe e affinamenti più importanti.
Chiara Condello 2018
Passiamo all’annata 2018 che, a detta di Chiara, è stata un’annata più calda della 2019 e che ha dato vini più orizzontali, più aperti e di più facile approccio.
Notiamo subito come un vino, con un anno in più di affinamento, migliori nettamente le sue caratteristiche organolettiche. Tutto nel bicchiere si amalgama alla perfezione tirando fuori un frutto croccante ma anche tannini più setosi rispetto allo stesso vino dell’annata precedente. Si conferma un Sangiovese di pronta e facile beva.
Le Lucciole 2018
E qui andiamo verso quel grado di complessità gusto olfattiva che solo un grande vino è in grado di sprigionare. È apprezzabile la setosità del tannino che anche se molto presente risulta già integrato a pieno nel contesto generale del vino.
Per concludere vorrei fare un applauso di cuore a questa giovane produttrice che ci ha regalato una mattinata piacevole alla scoperta di un vino spesso preso poco in considerazione ma che non ha nulla da invidiare ai suoi “cugini” toscani più blasonati.